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Categoria dispositivo su Google Analytics

Rapporto categoria dispositivo su Google Analytics

Su Google Analytics possiamo analizzare i dati rispetto alla categoria del dispositivo da cui gli utenti hanno visitato il nostro sito: desktop, mobile e tablet.

Questo tipo di analisi è molto utile, perchè ci permette di valutare la performance del nostro sito quando viene visitato dai diversi device.

Ed è importante soprattutto oggi, che il traffico da mobile su un sito spesso supera quello da desktop, e che Google si sta preparando ad implementare un’indicizzazione “mobile-first”.

La categoria dispositivo è una dimensione di Google Analytics e i suoi dati si possono trovare nel rapporto Pubblico –> Mobile –> Panoramica.

Come analizzare i dati per categoria dispositivo

Innanzitutto, possiamo confrontare le diverse metriche rispetto ai tre tipi di dispositivi, per formarci un’idea di come si sta comportando il nostro sito rispetto ai principali aspetti di interesse.

Vediamo un esempio, relativo al sito e-commerce “Google Merchandise Store“, i cui dati sono stati gentilmente resi disponibili da Google a tutti gli utenti di GA. Il periodo è 4 nov 2016 – 5 gen 2017.

Esempio di rapporto "Categoria dispositivo" su Google Analytics

Esempio di rapporto “Categoria dispositivo” su Google Analytics

Dallo screenshot possiamo trarre le seguenti informazioni:

  • sul sito di GMS, ad oggi la maggior parte del traffico proviene ancora da desktop (quasi 80% delle sessioni). Il traffico da mobile rappresenta il 17%, mentre quello da tablet è quasi trascurabile (3% circa), per cui al momento non lo considero nella mia analisi.
  • Come performance di primo impatto, mi sentirei di dire che il sito sui tre device si comporta in maniera abbastanza simile: un po’ meglio su desktop (frequenza di rimbalzo 42,39%), e un po’ peggio su mobile (49,26%).
  • Il sito da mobile viene navigato mediamente meno in profondità che da desktop (4,62 pagine per sessione vs 3,73) e per un periodo un po’ più breve (mediamente 30 secondi in meno).
  • Tuttavia, il dato più importante è secondo me questo: il tasso di conversione e-commerce da mobile è di gran lunga inferiore a quello desktop, 0,54% vs 3,89%, una differenza molto, molto elevata. Ad oggi, una visita da mobile sembra portare un valore economico circa 7 volte inferiore rispetto ad una visita da desktop.

L’insieme di questi dati mi suggerisce che la versione mobile del sito potrebbe avere un problema di usabilità, soprattutto nella fase di acquisto (es. nelle pagine di checkout).

A questo punto, è sicuramente opportuno investigare più in profondità su questo problema, ad esempio analizzando:

  • il funnel di checkout dei rapporti di e-commerce avanzato di Google Analytics, confrontando le performance da desktop e da mobile per ogni singolo step del funnel
  • le pagine di uscita del sito, confrontando le performance da desktop e da mobile: gli utenti, da mobile, abbandonano il sito da pagine diverse e inaspettate (es. le pagine prodotto o il carrello)?
  • gli eventi e obiettivi, confrontando le performance da mobile e da desktop (avendo prima avuto cura di tracciare tutte le azioni più importanti del processo di acquisto con queste due modalità di tracciamento, es. l’aggiunta a carrello o l’esplorazione di una scheda prodotto)
  •  i dati di altri tool complementari quali HotJar, che, tra le varie funzionalità, permette di video-registrare le sessioni di navigazione degli utenti (in realtà quello che registrano sono semplicemente i movimenti del mouse) e di vedere, direttamente con i nostri occhi, quali sono i problemi che essi si trovano ad affrontare.

Per adesso è tutto! Per qualsiasi dubbio, lasciate un commento qui sotto o scrivetemi via email.

Un saluto,

Gabriele

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Canali di traffico

Canali di traffico su Google Analytics

Da alcuni anni, su Google Analytics è disponibile una funzionalità molto utile rispetto all’analisi dell’acquisizione del traffico: il raggruppamento dei canali.

I canali sono delle “etichette” che ci permettono di aggregare le sessioni rispetto a vari criteri relativi all’acquisizione del traffico, che possono essere utili in fase di analisi.

Ad esempio, un criterio è: tutte le sessioni che provengono dai risultati non a pagamento sui motori di ricerca vengono etichettate sotto il canale “Ricerca organica“.

Un altro criterio: tutte le sessioni che provengono dai risultati a pagamento sui motori di ricerca (es. gli annunci AdWords) vengono etichettate sotto il canaleRicerca a pagamento“.

I canali sono di fatto un’altra “dimensione” su Google Analytics, rispetto a cui è possibile analizzare i dati.

Il concetto di canale estende quello più “antico” di “mezzo di traffico” di Google Analytics, che aggrega le sessioni in base alla tipologia della sorgente (es. organic, referral, “none” per diretto, ecc.).

Con i Canali abbiamo la possibilità di impostare dei criteri di aggregazione direttamente dal pannello di Google Analytics in maniera molto flessibile e comoda.

Su Google Analytics, i canali si possono trovare nel rapporto Acquisizione –> Tutto il Traffico –> Canali:

Esempio di rapporto Canali su Google Analytics

Esempio di rapporto Canali su Google Analytics

Raggruppamento dei canali

L’insieme delle regole che definiscono un insieme di canali è detto raggruppamento di canali.

Su Google Analytics, infatti, è possibile definire più “set” di raggruppamenti di canali.

Ad esempio, potremmo creare un set di raggruppamento in cui tutte le sorgenti a pagamento vengono aggregate sotto l’unica etichetta “traffico a pagamento”; potremmo poi creare un altro set di raggruppamento in cui invece le sorgenti a pagamento vengono suddivise in maniera più granulare, es. “annunci sui motori di ricerca”, “pubblicità sui social”, ecc..

Avere diversi set di raggruppamenti di canali può essere utile quando vogliamo analizzare i dati (o creare report per i nostri colleghi o capi) con diversi livelli di dettaglio.

Google Analytics ci fornisce un raggruppamento di default, che è quello che vediamo nello screenshot precedente.

Nel raggruppamento di default sono definite le seguenti etichette di aggregazione, i cui relativi criteri sono riportati qui:

Raggruppamento di canali predefinito su Google Analytics

Raggruppamento di canali predefinito su Google Analytics

Queste regole possono essere visualizzate (ed eventualmente modificate, anche se non è consigliabile! Vediamo fra poco come impostare le nostre regole personalizzate) nella sezione di amministrazione, tra le impostazioni “Raggruppamento canali” a livello di vista.

Come creare un nuovo raggruppamento di canali

Per creare un nuovo raggruppamento di canali, basta andare nella sezione di amministrazione –> selezionare la vista –> Impostazioni di canale –> raggruppamento canali.

Personalmente, per evitare di dover ricreare tutti i criteri da zero, trovo conveniente cliccare su “Copia” a partire dal “Default channel grouping” e andare poi a modificare / aggiungere le nuove regole:

Elenco dei raggruppamenti canali nella sezione di amministrazione di Google Analytics

Elenco dei raggruppamenti canali nella sezione di amministrazione di Google Analytics

Opzioni del menu a tendina del raggruppamento canali

Opzioni del menu a tendina del raggruppamento canali

Nel seguente screenshot di esempio, vado ad aggiungere un criterio al canale “Email” in modo da includere, oltre al criterio di default anche le sessioni che provengono da sorgenti che contengono il valore “mail” o “posta”:

Regola di definizione del canale personalizzato "Email"

Esempio di definizione del canale personalizzato “Email”

La cosa molto utile dell’utilizzo dei raggruppamenti di canali personalizzati è che i cambiamenti di queste regole sono retroattivi e non permanenti sui dati, e quindi posso andare ad analizzare dati vecchi con nuovi criteri personalizzati di aggregazione del traffico.

Le modifiche al raggruppamento di default invece sono permanenti sui dati e non retroattive, e quindi saranno attive solo sui dati raccolti dalla modifica in poi, e una volta raccolti non sarà possibile cambiare il valore del loro canale associato.

Ulteriori informazioni sui canali e su come crearli le potete trovare qui: https://support.google.com/analytics/answer/6010097?hl=it&ref_topic=6010089

Spero sia tutto chiaro! 🙂 Per qualsiasi dubbio lasciate un commento o scrivetemi via email.

Un saluto e a presto!

Gabriele

 

 

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Cos’è la pagina di destinazione

Pagina di destinazione su Google Analytics

Su Google Analytics, la pagina di destinazione è la prima pagina che vede un utente che entra in un sito web.

I dati relativi alle pagine di destinazione si possono trovare nel rapporto Comportamento –> Contenuti del sito –> Pagine di destinazione.

La pagina di destinazione è una delle dimensioni di Google Analytics più importanti da analizzare, perchè ci permette di valutare la performance della prima pagina vista dagli utenti che entrano nel nostro sito:

spesso è la prima pagina vista che determina se gli utenti continueranno la navigazione oppure se abbandoneranno immediatamente il nostro sito.

Per questo, per valutare la performance di “prima impressione” delle diverse pagine di destinazione di un sito si analizza spesso una metrica importante: la frequenza di rimbalzo.

Esempio di rapporto Pagine di destinazione su Google Analytics

Esempio di rapporto Pagine di destinazione su Google Analytics

Come analizzare le pagine di destinazione

Analizzare le pagine di destinazione di un sito web è certamente una attività molto importante, perchè ci può aiutare ad ottimizzare significativamente il nostro sito, sotto diversi aspetti.

Innanzitutto, ci aiuta a capire quali sono le “porte di accesso” al nostro sito: la maggior parte degli utenti entra da poche pagine importanti (es. dalla homepage) oppure le entrate sono frammentate tra tante pagine, con ciascuna che apporta un piccolo contributo?

Ad esempio, nello screenshot qui sopra, vediamo come nel caso del nostro blog non vi sia una singola porta di accesso al sito ma, ad oggi, il grosso del traffico entra in maniera “sparpagliata” attraverso i singoli articoli pubblicati.

Vediamo però che la homepage (che in realtà è una splash page con la scelta della lingua) presenta una frequenza di rimbalzo molto elevata, quasi del 92%.

Questo vuol dire che in 9 sessioni su 10, gli utenti che entrano da questa pagina abbandonano il sito immediatamente.

Qui c’è quindi una area di possibile ottimizzazione e questa pagina meriterebbe un approfondimento di indagine… che vedremo di seguito.

L’importanza di aggiungere una seconda dimensione

La performance di una pagina di destinazione dipende certamente dalla qualità e dal contenuto della pagina, ma non solo… Può dipendere anche da altri fattori, quali ad esempio:

  • la motivazione degli utenti che sono entrati da quella pagina. Perchè sono entrati? Cosa stavano cercando? La pagina risponde alle loro esigenze?
  • la visualizzazione della pagina su diversi dispositivi (desktop, tablet, mobile). La pagina si vede bene su tutti i dispositivi, o invece ha problemi di visualizzazione su alcuni schermi, es. gli smartphone?

… e così via.

Per analizzare la pagina di destinazione è quindi sempre consigliabile aggiungere una dimensione secondaria, come negli screenshot seguenti.

Per analizzare la homepage problematica vista più sopra, aggiungiamo la dimensione secondaria “Categoria dispositivo“:

Rapporto pagina di destinazione con dimensione secondaria "categoria dispositivo", per il nostro blog

Rapporto pagina di destinazione con dimensione secondaria “categoria dispositivo”, per il nostro blog

Dallo screenshot qui sopra non ricaviamo molta informazione, se non che la quasi totalità del traffico entrato dalla homepage veniva da desktop.

Allora aggiungiamo la dimensione secondaria “sorgente / mezzo“, da cui finalmente capiamo il motivo della frequenza di rimbalzo così elevata! 🙂

Rapporto pagina di destinazione con dimensione secondaria "sorgente / mezzo", per il nostro blog

Rapporto pagina di destinazione con dimensione secondaria “sorgente / mezzo”, per il nostro blog

La frequenza di rimbalzo elevata è evidentemente causata da traffico “finto” di spam (qui c’è un articolo che ne parla), perchè i dati riportati per molte sorgenti nello screenshot sono palesemente impossibili (100% nuovi utenti e 100% frequenza di rimbalzo).

Capito questo possiamo, da ora in poi, eliminare questi dati di spam con un apposito filtro sulla vista.

Differenza fra pagina di destinazione e URL di destinazione

Su Google Analytics, nei rapporti relativi a Google AdWords, viene riportata la dimensione “URL di destinazione“. Anche se sembrano simili, c’è una differenza con la dimensione “Pagina di destinazione“.

Infatti, URL di destinazione è un dato registrato da AdWords, non da Google Analytics, e rappresenta la URL di destinazione dei nostri annunci pubblicitari impostata sul pannello di AdWords.

Questa URL non necessariamente coincide con la Pagina di destinazione misurata da Google Analytics.

Questo capita, ad esempio, quando sul sito è impostato un redirect automatico, che trasferisce immediatamente l’utente dalla URL di destinazione dell’annuncio ad un’altra pagina del sito, che sarà quella che effettivamente verrà tracciata come pagina di destinazione da Google Analytics.

Grazie a questa informazione possiamo spesso debuggare problemi di tracciamento di Google Analytics delle nostre campagne AdWords, ad esempio quando click e sessioni non coincidono. Ma di questo ne parleremo in un altro articolo…

Per adesso è tutto! 🙂 Per qualsiasi dubbio lasciate un commento qui sotto o scrivetemi via email.

Un saluto e a presto!

Gabriele

 

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Cosa sono le dimensioni

Copertina dell'articolo Le dimensioni su Google Analytics

Su Google Analytics ci imbattiamo spesso nella parola “dimensione”. Cosa è una dimensione?

Le dimensioni su Google Analytics sono gli elementi su cui GA misura delle quantità numeriche.

Ad esempio, sono dimensioni: le pagine del nostro sito, le sorgenti che hanno portato traffico sul nostro sito, i canali di traffico, le città da cui gli utenti hanno visitato il nostro sito, le categorie di dispositivo con cui gli utenti hanno visitato il sito (es. desktop, tablet e mobile), la tipologia di visitatore (es. visitatori nuovi e di ritorno), ecc.

Ognuna di queste dimensioni può assumere  valori diversi e, per ogni valore, Google Analytics misura delle quantità. Per spiegare questo concetto, è meglio però procedere subito con un esempio.

Esempio di dimensione: la categoria dispositivo

Una dimensione che si analizza frequentemente su Google Analytics è la categoria dispositivo. Si può trovare nel rapporto Pubblico –> Mobile –> Panoramica.

Come si capisce dal nome, questa dimensione rappresenta la categoria del dispositivo da cui gli utenti hanno visitato il nostro sito. Questa dimensione può assumere tre valori:

  • desktop
  • tablet
  • mobile
Esempio di dimensione per il rapporto Categoria dispositivo

Esempio di dimensione per il rapporto Categoria dispositivo

Nei rapporti su Google Analytics, la dimensione, con i valori che assume, viene riportata nella prima colonna della tabella.

Per ciascuno dei valori della colonna, Google Analytics misura una serie di quantità, chiamate metriche, che sono riportate nelle colonne successive (vedi l’articolo dedicato): es. le sessioni, la % nuove sessioni, i nuovi utenti, la frequenza di rimbalzo, ecc.

Nello screenshot qui sopra, leggiamo la tabella come segue:

  • da desktop, nel periodo selezionato, abbiamo avuto 645.588 sessioni; da mobile 283.986 sessioni; da tablet 132.687 sessioni
  • da desktop, il 44,24% delle sessioni era composto da nuovi utenti; da mobile, il 51,92%; da tablet, il 47,83%.

… e così via.

La scomposizione di un report in questa forma, dimensione + metriche, ci permette di confrontare la performance rispetto ai diversi valori di una dimensione: nell’esempio, possiamo quindi capire che da mobile mediamente gli utenti navigano il sito meno in profondità (2,73 pagine per sessione) rispetto agli altri device (3,97 pagine da desktop e 3,59 da tablet), e capita più spesso che abbandonino il sito immediatamente dopo aver visto la prima pagina (la frequenza di rimbalzo è 59,94% da mobile, contro 47,47% da desktop e 50,48% da tablet).

Su Google Analytics, ogni report si focalizza su una certa dimensione (es. la categoria dispositivo), che è rappresentativa di un determinato aspetto del sito (es. l’usabilità del sito rispetto ai diversi tipi di device da cui è fruito), e che ci permette di capire come sta funzionando quell’aspetto (es. il nostro sito si vede bene da mobile, o va ottimizzato?).

Quindi, ad esempio:

  • nel report Acquisizione –> Canali ci focalizzeremo sulla dimensione “canali” di acquisizione del traffico
  • nel report Comportamento –> Contenuti –> Tutte le pagine analizzeremo la performance per la dimensione “pagine” del sito
  • nel report Pubblico –> Dati geografici –> Località vedremo i dati per la dimensione “paese” di proveniena dell’utente (o regione, o città…)

e così via.

Dimensione principale e dimensione secondaria

Spesso, per poter capire cosa sta succedendo nel nostro sito, dobbiamo analizzare l’interazione tra più elementi del nostro sito, ovvero tra più dimensioni.

Ad esempio, per capire come si comporta il sito per le diverse categorie dispositivo, dobbiamo metterle in relazione anche con la pagina di entrata degli utenti, perchè la performance effettiva dipende da come le singole pagine vengono visualizzate su ciascun dispositivo.

Su Google Analytics, possiamo fare questo tipo di analisi aggiungendo una dimensione secondaria.

In altre parole, vogliamo che le metriche siano aggregate per due dimensioni, come nel seguente screenshot:

Esempio di dimensione secondaria

Esempio di dimensione secondaria

Il report mostrato nello screenshot qui sopra si legge così:

  • nel periodo considerato, 968 sessioni sono arrivate da desktop, entrando dall’articolo “visualizzazioni di pagina”. Queste sessioni erano per il 95,97% effettuate da nuovi visitatori, hanno avuto una frequenza di rimbalzo del 40,70%, ecc.
  • 950 sessioni sono arrivate da desktop, entrando dall’articolo “visitatori unici”, hanno avuto una frequenza di rimbalzo del 44,42%, ecc.
  • 886 sessioni sono arrivate da desktop, entrando dall’articolo “sorgenti e mezzi di traffico”, hanno avuto una frequenza di rimbalzo del 50,34%, ecc.

…e così via.

Dallo screenshot non si vede, ma scendendo più in basso nella tabella vedremmo anche le sessioni da mobile (sempre splittate per pagina di entrata) e da tablet (idem).

Oltretutto, la riga 6 della tabella mostra una possibile area di ottimizzazione per il sito, ovvero una pagina che da desktop ha una frequenza di rimbalzo del 87,90%: in quasi 9 sessioni su 10 da desktop, gli utenti entrano da questa pagina e abbandonano subito il sito.

 

Su Google Analytics, la dimensione nella prima colonna si chiama dimensione principale; quella nella seconda colonna si chiama dimensione secondaria.

 

Come aggiungere una dimensione secondaria

Per aggiungere una dimensione secondaria in un report, clicchiamo sul menu a tendina “Dimensione secondaria” e selezioniamo la dimensione aggiuntiva che vogliamo aggiungere (nel nostro esempio, la dimensione secondaria che dobbiamo selezionare si chiama “Pagina di destinazione”).

Esempio di aggiunta dimensione secondaria

Esempio di aggiunta dimensione secondaria

Per selezionare la dimensione, possiamo scorrere l’elenco delle diverse dimensioni disponibili (i rettangoli verdi) oppure iniziare a scrivere il nome della dimensione desiderata (dobbiamo ovviamente imparare come si chiamano le dimensioni di utilizzo più frequente; le scriverò in uno dei prossimi post).

Per adesso è tutto! Spero di aver scritto tutto in maniera chiara, ma per qualsiasi dubbio lasciatemi un commento o scrivetemi via email.

Un saluto e a presto, 🙂

Gabriele

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Sorgenti e mezzi di traffico

Che vuol dire sorgente e mezzo di traffico?

Su Google Analytics, vengono spesso utilizzati i termini sorgente di traffico e mezzo di traffico.

Sorgente e mezzo sono due dimensioni che ti permettono di analizzare la provenienza delle visite al tuo sito.

Ad esempio, immaginiamo che il sito corriere.it contenga un link verso il tuo sito. Un utente, che si trova sul sito del corriere, clicca il link e visita il tuo sito.

Appena l’utente arriva sul tuo sito, Google Analytics avvia una sessione e vi associa due etichette, che ne definiscono la provenienza: la sorgente e il mezzo di traffico.

Cosa sono queste due etichette?

Definizione di sorgente e mezzo di traffico

Vediamo nel dettaglio la definizione di sorgente e mezzo di traffico per Google Analytics:

La sorgente di traffico identifica il “luogo” contenente il link che ha portato l’utente sul tuo sito.

Generalmente, questo “luogo” è il sito web da cui è provenuto l’utente. Ad esempio, potrebbero essere sorgenti di traffico: google.com, facebook.comcorriere.it, ecc..

Il mezzo di traffico, invece, è una etichetta che identifica la “tipologia” della sorgente che ha portato l’utente sul tuo sito.

Per esempio, tutte le visite al tuo sito provenienti da risultati non a pagamento su motori di ricerca (come google.comyahoo.com o bing.com), verranno associate al mezzo “organic”, che è l’etichetta comune a questo tipo di sorgenti.

In generale, quando un utente visita il tuo sito, Google Analytics analizza sempre la provenienza della visita e scrive i rispettivi valori per la sorgente e per il mezzo associati alla sessione.

Di default, Google Analytics utilizza 4 valori possibili per il mezzo:

  • organic = le visite da utenti provenienti da risultati non a pagamento visualizzati dai motori di ricerca (come Google, Yahoo, Bing, ecc.)
  • referral = le visite da utenti provenienti da link su siti esterni (es. corriere.it) che puntano al nostro sito
  • CPC = le visite provenienti da annunci a pagamento di tipo “costo-per-click” pubblicati con Google AdWords. Questi annunci possono essere pubblicati sia sui motori di ricerca (es. gli annunci a pagamento che trovi nei risultati di ricerca su Google), che sui siti esterni (es. i banner pubblicitari della rete display di Google AdWords).
  • diretto = le visite da parte di utenti che hanno digitato l’indirizzo del tuo sito direttamente nel browser e altri casi speciali che vediamo di seguito.

Caso speciale 1: il traffico diretto

A volte può capitare che l’utente entri sul tuo sito senza provenire da alcun sito web. Ad esempio, questo capita quando l’utente:

  • digita direttamente la URL del tuo sito nella barra di navigazione del suo browser
  • apre un segnalibro salvato nel suo browser
  • clicca un link su una email che ha aperto nel suo client di posta (es. Outlook Express, Thunderbird o Mail)
  • clicca un link all’interno di una app mobile

In tutti questi casi in cui non c’è sito web di provenienza per la visita dell’utente, per convenzione Google Analytics definisce di default:

– sorgente = direct

– mezzo = (none)

(secondo me avrebbe avuto più senso chiamare mezzo = direct e sorgente = (none), comunque… 🙂 )

Caso speciale 2: le campagne promozionali

Quando effettui campagne promozionali online, molto spesso pubblichi dei link all’esterno del tuo sito web e che puntano al tuo sito.

Ad esempio, sicuramente pubblichi link che puntano al tuo sito web:

  • nelle campagne SEM e Display
  • nelle campagne email (DEM o Newsletter)
  • nelle campagne sui social network (sia tramite advertising a pagamento che attività editoriali sulla tua fanpage)
  • nelle partnership con siti terzi o tramite network di affiliazione (es. Tradedoubler)
  • nelle brochure condivise su internet (es. tramite PDF scaricabili)
  • ecc.

In tutti questi casi, tu sei interessato a differenziare le visite provenienti dalle tue campagne promozionali dalle visite provenienti da traffico spontaneo.

Infatti, differenziare queste visite ti permette di capire quanto valore ti hanno portato le tue campagne (che di solito per te rappresentano un costo), e quindi di prendere decisioni future di ottimizzazione dei tuoi sforzi promozionali.

Di default, però, Google Analytics identifica come campagne promozionali solo le visite provenienti da Google AdWords (ricordati di collegare sempre l’account di AdWords a quello di Google Analytics!) e le etichetta con “cpc”.

Per tutte le altre visite, i valori di sorgente e mezzo vengono sempre scritti con i criteri visti sopra relativi al traffico spontaneo, a meno che tu non customizzi dei parametri aggiuntivi di tracciamento su ciascun link che pubblichi.

I parametri di tracciamento che puoi customizzare sono noti come parametri UTM, e li puoi aggiungere facilmente ai tuoi link promozionali con uno strumento come il nostro URL Builder.

E’ molto importante definire questi valori in maniera chiara per tutti, consistente e, in generale, che semplifichi il più possibile la fase di analisi sul pannello di Google Analytics.

Ad esempio, questi sono i valori di sorgente e mezzo che io trovo comodo usare per alcune tipologie di campagne:

Tipo campagna Sorgente Mezzo
Post editoriali su Facebook, Twitter, ecc. Dominio del social network (es. facebook.com) social-editor
Advertising a pagamento su Facebook, Twitter, ecc. Dominio del social network (es. facebook.com) social-cpc
Direct email marketing dem email
Newsletter newsletter email

 

Dove si trovano i dati relativi a sorgenti e mezzi di traffico

Nel pannello di Google Analytics, generalmente i dati relativi alle sorgenti di traffico si possono trovare nella sezione “Acquisizione” –> “Tutto il traffico” –> “Sorgente / Mezzo”.

Esempio di rapporto sorgente / mezzo su Google Analytics

Esempio di rapporto sorgente / mezzo su Google Analytics

Nello screenshot qui sopra, ad esempio, puoi vedere le visite provenute sul mio sito, in cui si distinguono immediatamente quelle da traffico spontaneo (organic, referral, direct), da quelle provenienti da mie attività promozionali (es. facebook.com / social-editor, generate dalla pubblicazione di post sulla mia fanpage facebook).

Aggregando i dati per “mezzo” (ovvero: cliccando sulla dimensione “Mezzo”, vedi screenshot seguente), puoi vedere in una unica tabella quali sono le tipologie di traffico che portano più visite al tuo sito e che ti portano più valore.

Le ultime tre colonne, infatti, che contengono le metriche relative all’e-commerce e agli Obiettivi, ti permettono di confrontare immediatamente i diversi mezzi di traffico rispetto al tasso di conversione relativo ad un tuo obiettivo (nel mio caso, l’acquisizione di lead).

Esempio di dati aggregati per mezzo su Google Analytics

Esempio di dati aggregati per mezzo su Google Analytics

Qui si conclude il nostro articolo su Sorgente e Mezzo su Google Analytics. Per qualsiasi commento, dubbio o domanda, non esitare a scrivermi.

Ti mando saluto e ci vediamo al prossimo post! 🙂

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Visitatori nuovi e di ritorno

Cosa sono i visitatori nuovi e di ritorno?

Su Google Analytics, una delle informazioni più interessanti è vedere quante visite sono state effettuate da visitatori nuovi e quante da visitatori di ritorno.

Un visitatore viene considerato “nuovo” se non ha mai visitato il sito in precedenza, mentre viene considerato “di ritorno” se ha già visitato il sito in precedenza.

Nel pannello di Google Analytics, la percentuale di visite effettuate da visitatori nuovi e di ritorno è riportata nella sezione “Pubblico” –> “Panoramica”, con una “torta” blu / verde (vedi lo screenshot qui sotto, parte di destra).

Percentuale di visite da parte di visitatori nuovi e di ritorno, screenshot di esempio

Percentuale di visite da parte di visitatori nuovi e di ritorno, screenshot di esempio

Il titolo di questa torta può generare confusione, perchè Google Analytics scrive “new visitors” e “returning visitors” e ciò potrebbe far pensare che le percentuali si riferiscano al numero di utenti nuovi e di ritorno che hanno visitato il sito, nel periodo selezionato.

Invece, questa torta riporta la percentuale di visite effettuate da parte di visitatori nuovi e di visitatori di ritorno, nel periodo selezionato.

In altre parole, le percentuali di questa torta si riferiscono al numero di visite effettuate da queste due tipologie di utenti nel periodo selezionato, non al numero di utenti nuovi e di ritorno che hanno visitato il sito.

Ad esempio, immaginando che il nostro sito oggi abbia ricevuto 4 visite da parte di uno stesso visitatore che in precedenza non aveva mai visitato il sito, noi su Google Analytics vedremo una torta con 25% delle visite da parte di nuovi visitatori (nella sua prima visita il visitatore è considerato “nuovo”), e 75% di visite da parte di visitatori di ritorno (nelle tre visite successive il visitatore è considerato “di ritorno”).

Dove si trovano i dati delle visite nuove e di ritorno

Se vogliamo valutare la performance del nostro sito rispetto ai visitatori nuovi e ai visitatori di ritorno, dobbiamo andare su “Pubblico” –> “Comportamento” –> “Nuovi e di ritorno”.

Confronto di performance tra visitatori nuovi e di ritorno. Screenshot di esempio.

Confronto di performance tra visitatori nuovi e di ritorno

Qui possiamo confrontare diverse metriche rispetto a questi due segmenti. Ad esempio, la frequenza di rimbalzo, le pagine per visita e la durata media della visita per le visite effettuate dai nuovi visitatori e dai visitatori di ritorno.

Questi tre parametri generalmente sono dei buoni indicatori della performance del nostro sito rispetto a ciò che si aspettano gli utenti da esso.

Ad esempio, se per i nuovi visitatori la frequenza di rimbalzo fosse elevata, e le pagine per visita e la durata media della visita fossero basse, potrebbe essere una indicazione che il nostro sito non li ha interessati a sufficienza per proseguire la navigazione.

In questo caso, potrebbe essere utile ottimizzare il sito, in modo che fornisca più valore e motivi di interesse ai nuovi utenti, o correggere il target a cui si rivolgono i nostri sforzi di acquisizione di nuovo traffico (campagne promozionali, SEO, pubblicità offline, ecc.), in modo da attirare solo persone potenzialmente interessate ai nostri contenuti.

Questo articolo è giunto al termine. Per qualsiasi dubbio, domanda o commento, non esitare a scrivermi.

Un saluto e buona giornata! 🙂