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Cosa sono le metriche

Copertina dell'articolo Le metriche su Google Analytics

Su Google Analytics si parla spesso di metriche. Ma che vuol dire questo termine? Cosa sono le metriche?

Su Google Analytics, le metriche sono tutte le quantità che GA misura rispetto ad un sito web (o rispetto ad una app mobile, o a qualsiasi altra piattaforma digitale).

Ad esempio, sono metriche: le sessioni, le visualizzazioni di pagina, il numero di utenti, la frequenza di rimbalzo, il tempo di permanenza, ecc.

Nel rapporto Pubblico –> Panoramica troviamo i valori delle principali metriche di traffico e di navigazione, misurati sul periodo selezionato; quelle che vedete nello screenshot seguente sono proprio queste metriche:

Esempio di metriche su Google Analytics

Esempio di metriche su Google Analytics

In generale, su Google Analytics, le metriche che vediamo in ciascun rapporto dipendono dall’elemento di cui vogliamo analizzare la performance (l’elemento si definisce “dimensione”).

Esempio: le metriche nel rapporto Canali

Ad esempio, nel rapporto Acquisizione -> Canali, vogliamo misurare la performance della dimensione “Canali” di acquisizione del traffico.

Troveremo quindi una prima colonna in cui sono riportati i nomi dei diversi canali che hanno portato traffico sul nostro sito (ovvero: tutti i valori della dimensione “canali”); e una serie di altre colonne, contenenti le metriche, cioè le quantità che misuriamo per ciascun canale:

Esempio di metriche per canale di traffico

Esempio di metriche per canale di traffico

Perchè vediamo proprio queste metriche? Come valutiamo la performance di un canale di traffico?

Per valutare la performance di un canale di traffico, noi tipicamente vogliamo sapere quanto traffico ci ha portato sul sito (la metrica sessioni), se ci sta portando nuovi utenti (la metrica nuovi utenti) e in che percentuale sul totale del suo traffico (% nuove sessioni).

Vogliamo sapere se questo traffico era interessato ai contenuti del nostro sito o se invece lo ha abbandonato subito dopo (metriche frequenza di rimbalzo, pagine per sessione e durata sessione media).

E poi, ovviamente, vogliamo sapere quante conversioni ci ha portato il canale (ultime tre colonne, contenenti le metriche relative alle conversioni).

Esempio 2: le metriche nel rapporto Tutte le pagine

Se, invece, ci spostiamo in un altro rapporto, come ad esempio Contenuti –> Contenuti del sito –> Tutte le pagine, Google Analytics ci mostrerà la prima colonna contenente le URL delle varie pagine del nostro sito (la dimensione “Pagina”) e una serie di colonne con le metriche:

Esempio di metriche per il rapporto Tutte le pagine

Esempio di metriche per il rapporto Tutte le pagine

Queste metriche sono diverse da quelle che abbiamo visto per i canali, perchè sono quelle che ci servono per analizzare la performance di un elemento diverso: le pagine del nostro sito.

In particolare, di ciascuna pagina del nostro sito, vogliamo sapere quante volte è stata vista (la metrica visualizzazioni di pagina), e in quante sessioni è stata vista almeno una volta (visualizzazioni di pagina uniche)

Vogliamo sapere quanto tempo, in media, gli utenti hanno trascorso su quella pagina (tempo medio sulla pagina).

Vogliamo sapere quante sessioni hanno avuto inizio da quella pagina (accessi) e, per queste sessioni di accesso, quante hanno poi abbandonato immediatamente il sito (frequenza di rimbalzo).

Vogliamo poi sapere quante volte quella pagina è stata l’ultima vista prima di abbandonare il sito, rispetto al numero totale di volte che la pagina è stata vista (% uscita).

E vogliamo stimare il valore economico portato da quella pagina al nostro business (valore pagina).

L’andamento di una metrica

Le metriche possiamo anche analizzarle rispetto al loro andamento nel tempo, guardando il grafico di trend presente nella maggior parte dei rapporti di Google Analytics.

Esempio di trend delle sessioni su Google Analytics

Esempio di trend delle sessioni su Google Analytics

Con il menu a tendina in alto a sinistra possiamo scegliere la metrica di cui visualizzare il trend (es. sessioni, frequenza di rimbalzo, utenti, ecc.) e, volendo, anche sovrapporre l’andamento di una seconda metrica.

Poi, con i pulsanti in alto a destra, possiamo scegliere la scala temporale di ciascun “pallino” del grafico: giornaliera, settimanale o mensile (o addirittura oraria, ma solo nei rapporti di tipo “Panoramica”).

Abbiamo visto una panoramica sul concetto di metrica applicato a Google Analytics, spero sia tutto chiaro! Per qualsiasi dubbio, lasciate un commento qui sotto o scrivetemi via email.

Un saluto e a presto!

Gabriele

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Percentuale di Uscita

Percentuale di uscita su Google Analytics

Cos’è la percentuale di uscita su Google Analytics

Su Google Analytics, la percentuale di uscita per una pagina misura la percentuale di volte, sul totale delle sue visualizzazioni, in cui quella pagina è stata l’ultima ad essere vista prima dell’abbandono del sito.

Ad esempio, se la pagina /chi-siamo.html ha generato 50 visualizzazioni, e in 25 di queste l’utente è poi uscito dal sito (ovvero, /chi-siamo.html è stata l’ultima pagina ad essere stata vista nella sessione), la percentuale di uscita per la pagina /chi-siamo.html è 50% (25 / 50 * 100).

Su Google Analytics, la percentuale di uscita della pagina A è calcolata come:

Numero di uscite dal sito dalla pagina A / Numero di visualizzazioni della pagina A * 100

Lo possiamo facilmente vedere passando il mouse sul punto interrogativo relativo alla metrica % Uscita (meglio sulla versione inglese, dove la spiegazione è più chiara):

Screenshot della spiegazione di %Exit sul pannello di Google Analytics

Screenshot della spiegazione di %Exit sul pannello di Google Analytics

La percentuale di uscita, poichè riguarda le pagine del sito, puoi trovarla nei rapporti “Comportanento” > “Contenuti del sito”, ad esempio “Comportamento” > “Contenuti del sito” > “Pagine di uscita”

Esempio di pagine di uscita su Google Analytics

Esempio di pagine di uscita su Google Analytics

Differenza tra percentuale di uscita e frequenza di rimbalzo

La frequenza di rimbalzo e la percentuale di uscita vengono spesso confuse. Puoi chiarire facilmente la differenza, confrontando le due definizioni:

  • La frequenza di rimbalzo per una pagina A è definita come la percentuale di sessioni in cui gli utenti sono entrati sul sito dalla pagina A e hanno poi abbandonato immediatamente il sito, senza vedere altre pagine o effettuare azioni (tracciate).
  • La percentuale di uscita per una pagina A, come abbiamo visto sopra, è invece la percentuale di visualizzazioni di quella pagina in cui è risultata l’ultima pagina vista nella sessione

Come interpretare la percentuale di uscita

La percentuale di uscita ti aiuta a capire se una pagina sta svolgendo bene la sua funzione, oppure no.

Ad esempio, immagina di essere il proprietario di un sito e-commerce. Tra le varie pagine del tuo sito, vi sarà sicuramente la pagina /cart/, nella quale vengono riepilogati tutti i prodotti aggiunti a carrello dall’utente, e da cui viene avviato il processo di checkout.

Qual’è la funzione della pagina /cart/?

La funzione primaria è certamente quella di far proseguire l’utente verso il checkout, oppure di fargli continuare lo shopping verso altri prodotti che potrebbero interessarlo.

Di certo, non vuoi che l’utente abbandoni il sito dalla pagina /cart/. In termini di “KPI” della pagina, tu vuoi che la percentuale di uscita per la pagina /cart/ sia più bassa possibile.

Se per ipotesi vedessi, per la pagina /cart/, una percentuale di uscita dell’80%, vorrebbe dire che su 100 volte che viene visualizzato il carrello, 80 volte l’utente subito dopo ha abbandonato il tuo sito.

Se ritieni che una percentuale di uscita dell’80% per la pagina /cart/ sia troppo elevata, dovresti allora lavorare per ottimizzare la pagina e abbassare il valore di questo indicatore.

Nota: non per tutte le pagine una percentuale di uscita alta è necessariamente una cosa negativa. Potrebbero esserci delle pagine, ad esempio, da cui è ragionevole immaginare che l’utente concluda la navigazione.

Ad esempio, è ragionevole immaginare che la thank-you page di acquisto possa avere una percentuale di uscita elevata.

Come dice il guru di analytics, Avinash Kaushik: da qualche parte la sessione dell’utente dovrà pure terminare! 🙂

Come abbassare la percentuale di uscita

Per abbassare la percentuale di uscita di una pagina, dovresti innanzitutto definirne in maniera chiara la sua funzione, il suo scopo. Ad esempio, poco sopra abbiamo definito la funzione primaria per la pagina /cart/ di un e-commerce.

Una volta definita la funzione della pagina, ti chiedi:

in questa pagina, quali sono gli ostacoli che impediscono all’utente di proseguire, rispetto allo scopo per cui la abbiamo pensata?

Ad esempio, nella pagina /cart/, una ipotesi di ostacolo potrebbe essere una “call to action” poco chiara che impedisce agli utenti di proseguire facilmente verso il checkout.

Come passo successivo potresti quindi avviare un A/B test, e mostrare randomicamente agli utenti versioni alternative della pagina /cart/, in cui gli elementi di ostacolo che hai ipotizzato vengono variati.

Monitorando gli indicatori di performance della pagina durante il test, tra cui la percentuale di uscita, puoi capire a quale delle versioni testate è associato il valore migliore, ed eventualmente metterla definitivamente in produzione.

Altre risorse sull’argomento

Ai seguenti link puoi trovare alcune risorse di approfondimento:

Questo articolo è giunto al termine. Spero che sia stato utile, per qualsiasi dubbio o domanda non esitare a scrivermi.

Un saluto e ti auguro una buona giornata! 🙂

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Visitatori unici

Visitatori unici su Google Analytics

Su Google Analytics, il numero di visitatori unici (o utenti, sono sinonimi) misura il numero di cookie “utente” univoci che hanno visitato il sito, nel periodo selezionato sul pannello.

Se non sai cosa sono i cookie, o cosa sono i cookie “utente” di Google Analytics, non ti preoccupare: lo spiego più avanti nella pagina.

In maniera molto approssimata, puoi considerare i visitatori unici come il numero di persone che ha visitato il sito, nel periodo selezionato.

Nel pannello di Google Analytics questa metrica si può trovare nel report Pubblico –> Panoramica.

Nota: quando ho scritto questo articolo, Google Analytics utilizzava il nome “Visitatori unici“, ma poi ha rinominato questa metrica in “Utenti“. Di seguito vedrai scritto Visitatori unici, ma puoi considerarlo un sinonimo dell’attuale Utenti.

Esempio della metrica "Utenti" su Google Analytics

Esempio di rapporto “Pubblico” –> “Panoramica”, dove possiamo trovare la metrica “Utenti” (ovvero gli ex Visitatori unici) su Google Analytics

Nota: se preferisci vedere e ascoltare queste informazioni, invece di leggere l’articolo, ho fatto un video (brutto ma spero interessante) sulla metrica utenti (che fa parte di un video corso su YouTube su Google Analytics che sto man mano tenendo aggiornato).

 

A che serve misurare i visitatori unici? Come si interpreta questa metrica?

Guardare l’andamento dei visitatori unici sul nostro sito ci permette innanzitutto di rispondere ad alcune domande di “awareness” del nostro business online, per esempio:

  • Qual’è, approssimativamente, il numero di persone che ha visitato il mio sito, in un certo periodo?
  • Il numero di persone che visita il mio sito, rispetto alle attività promozionali che sto conducendo, sta aumentando come mi aspetto?

In altre parole, possiamo assumere che tanto maggiore è il numero di Visitatori unici del nostro sito, tanto maggiore è la sua popolarità e/o visibilità e/o efficacia delle nostre attività promozionali.

Non ci da quindi indicazioni specifiche su cosa non va e cosa dobbiamo fare per migliorare l’efficienza nel generare vendite o conversioni, ma piuttosto è un indicatore dei risultati che abbiamo raggiunto in termini di popolarità, visibilità e promozione.

Inoltre, utilizzando i segmenti avanzati di Google Analytics, possiamo anche conteggiare gli utenti che hanno visitato il sito e che appartengono ad un certo segmento di nostro interesse.

Ad esempio, il numero di utenti che hanno visitato il sito e che hanno messo a carrello almeno un prodotto, in un certo periodo.

Oppure, possiamo analizzare come varia il numero di nuovi utenti, ovvero le persone che non avevano mai visitato il sito in precedenza.

Esempio di segmento avanzato Nuovi Utenti su Google Analytics

Esempio di segmento avanzato Nuovi Utenti su Google Analytics

Idealmente, quindi, analizzare come varia la metrica “Visitatori unici” nel tempo, ci può far capire sia se sta crescendo l’audience complessiva del nostro sito, sia se sta crescendo un segmento specifico del nostro audience che ci interessa analizzare.

Tuttavia, a causa della metodologia con cui viene misurata questa metrica, i Visitatori unici non ci forniscono una informazione molto accurata e quindi vanno interpretati con “grano salis”.

Infatti, come anticipato, i Visitatori unici contano effettivamente i Cookie univoci, non le persone reali. Vediamo che vuol dire…

In che senso i Visitatori unici misurano i cookie? Non sono uguali alle persone?

Un concetto importante da capire è che Google Analytics, di default, non è in grado di contare le persone reali, ma solo i cookie che hanno visualizzato il sito in un certo periodo.

…Ok, ma cos’è un cookie?

Un cookie è una sorta di “etichetta” che viene attaccata al nostro browser dal sito che stiamo visitando, su cui il sito può scrivere dei valori, che poi può rileggere in qualsiasi momento, ad esempio se per caso torniamo sul sito un altro giorno.

Ad esempio, quando tu visiti un sito per la prima volta, Google Analytics crea un cookie nel tuo browser, chiamato “_ga”, in cui scrive un codice identificativo che ti rappresenta univocamente come utente. Questo cookie dura 2 anni (e la scadenza dei due anni viene ri-aggiornata ad ogni tua visita al sito).

Se usi il browser Chrome, puoi vedere tu stesso il cookie di Google Analytics aprendo la console e ispezionando i cookie (per farlo: clicca con il tasto destra su un qualsiasi punto di questa pagina e poi seleziona “ispeziona elemento”. Ti si aprirà la console di Chrome. A questo punto vai sulla scheda “Application”, poi su “Cookies” nella colonna di sinistra, e clicca sul nome di questo sito: vedrai una schermata tipo quella qui sotto).

Esempio di cookie di Google Analytics

Esempio di cookie di Google Analytics

Una volta che Google Analytics ha inserito nel nostro browser il cookie “_ga” relativo ad un sito che abbiamo visitato, quel cookie resta nel nostro browser per due anni (o finché non lo cancelliamo).

In questo modo, se dopo qualche tempo ritorniamo sul sito che abbiamo visitato, Google Analytics vede che abbiamo il cookie _ga da lui inserito alla nostra prima visita, e così riconosce che siamo lo stesso utente che ha visitato il sito in precedenza.

Tuttavia, questo meccanismo si “rompe” se noi visitiamo il sito da un altro browser (es. cosa che succede se, ad esempio, visitiamo il sito da un altro PC o da un altro dispositivo).

Infatti, in questo caso Google Analytics non riesce a riconoscere che siamo lo stesso utente e ci conteggerà come due utenti diversi.

Ad esempio, se un utente (chiamiamolo Mario…) stamattina ha visitato il nostro sito web dal pc dell’ufficio e stasera lo ha visitato dal pc casa, di fatto ha visualizzato il sito con due browser differenti.

Su ciascuno dei due browser, Google Analytics, alla prima visita di Mario sul sito, ha inserito un cookie contenente un codice identificativo.

Questo codice identificativo però è diverso nei due browser, perchè GA, dal browser che stiamo utilizzando ora per visitare il sito, non può leggere il cookie precedentemente inserito nell’altro nostro browser.

Per questo, Google Analytics conterà due visitatori, anche se la persona fisica che ha visitato il sito in realtà è la stessa.

Quindi, sotto questo aspetto, è ragionevole assumere che il numero di visitatori mostrato da Google Analytics sovrastimi il numero di persone fisiche che effettivamente ha visitato il nostro sito, perchè ciascuno di noi spesso naviga su internet utilizzando browser differenti (es. quello del pc in ufficio, quello del pc di casa e quello dello smartphone).

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Inoltre, se l’utente, per qualsiasi motivo, elimina i cookie del suo browser (per esempio, quando cancella i dati di navigazione), il marchio sparisce, e quell’utente, se visiterà nuovamente il sito, sarà ri-marchiato da Google Analytics come se fosse un nuovo visitatore.

Questo è un altra ragione per cui il numero di visitatori sul sito è sovrastimato rispetto alle persone fisiche reali che lo hanno visitato.

La funzionalità User ID di Google Analytics

Da un po’ di tempo, Google Analytics ha introdotto una funzionalità di tracciamento chiamata User ID.

La funzionalità User ID ci permette di tracciare gli Utenti in maniera molto più accurata, sfruttando informazioni che gli utenti stessi ci forniscono (es. quando effettuano il login al nostro sito).

In questo modo, possiamo anche analizzare il comportamento cross-device (es. quanti utenti accedono al nostro sito sia da desktop che da mobile?) e cross-browser degli utenti, ed effettuare anche una stima del grado di accuratezza della misura degli utenti tramite cookie.

Questa funzionalità importante merita un articolo a sé stante, per cui per adesso ci limitiamo a riportare in breve il fatto che esiste, e rimandiamo l’approfondimento ad un post futuro.

Differenza tra utenti, visitatori unici, visitatori unici assoluti e visite

Anche se a prima vista può sembrare intuitivo, il reale significato di “visitatore unico” spesso non è completamente chiaro e a volte genera confusione quando si cerca di differenziarlo dai concetti di visita e visitatore unico assoluto (questo termine prima era utilizzato su Google Analytics, ma oggi non esiste più. Tuttavia, a volte ancora se ne sente parlare, e questo può generare confusione).

Cerchiamo di fare chiarezza:

  • Su Google Analytics, “visitatori unici” è equivalente ad “utenti” (il nuovo nome di questa metrica): come detto più sopra, conteggia il numero di cookie “utente” che ha visitato il sito nel periodo selezionato e, in maniera approssimata, possiamo interpretarlo come il numero di persone che ha visitato il sito in quel periodo.
  • Il concetto di “visitatore unico assoluto” su Google Analytics non esiste più, quindi ormai non ha alcun significato.
  • Le “visite” (o “sessioni“, che è un sinonimo) sono invece una metrica diversa, e ne parliamo dettagliatamente in questo post. In maniera approssimata, le visite rappresentano le “volte” che gli utenti sono entrati nel tuo sito, in un certo periodo.

Ad esempio, immaginando che solo io visiti un sito e ci sia andato 3 volte nella scorsa settimana, in quella settimana Google Analytics ha conteggiato 1 visitatore unico e 3 visite.

Posso sommare i visitatori unici su periodi diversi?

Un altro concetto da chiarire, che spesso genera confusione, è il seguente:

il numero di visitatori in un certo periodo NON può essere misurato sommando i visitatori unici nei singoli sotto-periodi che lo compongono.

In altre parole, se vuoi sapere quanti visitatori hanno visitato il tuo sito in un certo mese, non puoi sommare i visitatori della prima settimana, a quelli della seconda settimana, della terza e della quarta settimana del mese.

Esempio: a gennaio i dati indicano che il sito è stato visitato da 2 visitatori; a febbraio, invece, sono arrivati sul sito 3 visitatori.

Quanti visitatori hanno visitato il sito, complessivamente, tra gennaio e febbraio? La risposta è… (rullo di tamburi…)

non lo sappiamo.

Guardando solo questo dato, infatti, noi non possiamo sapere  quanti dei visitatori di febbraio avevano già visitato il sito a gennaio: per questo, la somma dei i visitatori di due periodi differenti è un numero che non ci fornisce alcuna informazione sensata.

Se vuoi sapere quanti visitatori hanno visitato il tuo sito in un certo periodo, devi necessariamente selezionare tutto il periodo sul pannello di Google Analytics e poi leggere la metrica “Utenti”.

 

Per adesso è tutto! 🙂

Spero che questo post sia stato utile, per qualsiasi dubbio lascia un commento o scrivimi via email.

Un saluto!

Gabriele