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Conversioni indirette su Google Analytics

Il rapporto Conversioni Indirette su Google Analytics

Uno dei rapporti più importanti in tutto il pannello di Google Analytics è il rapporto multi-canale Conversioni Indirette, nella sezione Conversioni –> Canalizzazioni Multi Canale. In questo articolo, vedrai nel dettaglio come si legge e perché ti è estremamente utile per ottimizzare le tue risorse di digital marketing.

Il rapporto Conversioni Indirette ti aiuta a capire quanto è importante, e qual’è il ruolo che svolge, ogni tua campagna promozionale (e ogni canale di traffico) per il tuo business online.

E’ uno strumento fondamentale per l’analisi multi-canale delle tue campagne promozionali.

Cos’è una analisi multi-canale?

Nella maggior parte dei siti web, gli utenti tornano diverse volte prima di effettuare una azione di conversione (es. prima di acquistare un prodotto), arrivando sul sito da diversi canali di traffico, e nell’arco di un periodo temporale più o meno lungo.

Effettuare una analisi multi-canale vuol dire cercare di capire quanto, e in che modo, i diversi canali (e le tue campagne marketing) contribuiscono a portare conversioni e valore al tuo business online.

L’analisi ha raggiunto il suo obiettivo se, alla fine, riesci ad estrarre informazioni ed insight che ti aiutano ad allocare al meglio il budget e ad ottimizzare i tuoi canali di digital marketing. 

Ad esempio, immagina un utente che non conosca né il tuo sito, né i tuoi prodotti:

  1. Un giorno, l’utente vede un tuo banner pubblicitario su Facebook e ci clicca sopra. Naviga un po’ il tuo sito, che lo interessa al punto che si iscrive alla newsletter… e poi se ne va.
  2. Dopo qualche tempo, riceve una tua email che promuove un certo prodotto. Ci clicca sopra, va sul sito, naviga un po’ e se ne va
  3. Dopo alcuni giorni, cerca su Google il nome del prodotto e vede un tuo annuncio AdWords. Ci clicca sopra, vede il prodotto, lo mette a carrello, ma non compra.
  4. Il giorno dopo, grazie ad una campagna di remarketing display, vede il banner del tuo prodotto, torna sul tuo sito e lo acquista.

L’utente, quindi, prima di acquistare il prodotto, è venuto sul sito 4 volte, sempre da canali e campagne diverse.

Effettuare una analisi multi-canale vuol dire, quindi, cercare di capire, ad esempio:

  • qual’è il ruolo svolto da ciascun canale nel processo decisionale dell’utente (es. capire che il banner su Facebook ha fatto conoscere il tuo sito web, mentre la campagna di remarketing ha innescato l’azione di acquisto). Questo ti aiuta a capire, in generale, come si comportano i vari canali di marketing per il tuo business.
  • quanto valore ti ha portato ciascuna campagna, rispetto al costo che hai sostenuto. In questo modo, puoi allocare i tuoi soldi e il tuo tempo in maniera ottimale rispetto ai tuoi obiettivi di business.
  • quanto tempo passa, mediamente, tra le varie fasi del processo decisionale e se questo tempo viene influenzato dalle tue campagne.  Questo ti aiuta a capire come distribuire al meglio, nel tempo, le tue campagne sui vari canali e in che sequenza eseguirle.

Il rapporto Conversioni Indirette ti fornisce diverse informazioni cruciali rispetto a questa analisi.

Nota: per sfruttare al meglio le informazioni di questo articolo, ti consiglio di leggere anche questi due post correlati al tema: cosa sono le conversioni e il problema dell’attribuzione delle conversioni.

Il rapporto Conversioni Indirette

Nello screenshot seguente, puoi vedere un esempio del rapporto Conversioni Indirette nel pannello di Google Analytics, per il sito di Google Merchandise Store.

Innanzitutto, nella riga dei “totali” vediamo subito alcune metriche importanti:

Totale conversioni indirette e last-click per il Google Merchandise Store

Totale conversioni indirette e last-click per il Google Merchandise Store

Questa riga si legge così:

  • Conversioni indirette: è il numero di conversioni, avvenute nel periodo selezionato, in cui gli utenti sono venuti sul sito più di una volta prima di convertire. Il valore delle conversioni indirette è il valore economico associato a queste conversioni.
  • Conversioni attribuite all’ultimo click o dirette: puoi leggerlo come il numero totale delle conversioni avvenute nel periodo selezionato. Il valore di queste conversioni coincide con il valore economico totale generato dalle conversioni sul sito nel periodo.
  • L’ultimo numero è il rapporto tra numero di conversioni indirette e il totale delle conversioni e, in questa riga dei totali, può assumere valori compresi tra 0 e 1. Se è vicino a 0, vuol dire che gli utenti, nella maggior parte dei casi, convertono in una sola sessione; al contrario, se è vicino a 1, vuol dire che gli utenti generalmente impiegano più di una visita per convertire.

Ora, per capire come applicare questi concetti ai singoli canali, vediamo la tabella subito sotto:

Esempio di rapporto Conversioni Indirette su Google Analytics

Esempio di rapporto Conversioni Indirette su Google Analytics

La prima colonna riporta la dimensione che stiamo analizzando, che di default sono i canali di traffico (nel raggruppamento predefinito). Se vogliamo, possiamo cambiare questa dimensione, utilizzando i link soprastanti (es. se clicchi su Altro, puoi selezionare come dimensione le tue Campagne promozionali).

La seconda colonna riporta quante sono le conversioni a cui ciascun canale ha contribuito indirettamente, ovvero: in quante conversioni quel canale ha portato utenti sul sito che hanno poi convertito tornando da altri canali? La terza colonna ti dice qual’è il valore economico di queste conversioni.

La quarta colonna riporta, invece, quante sono le conversioni a cui ciascun canale ha contribuito come last-click, ovvero: in quante conversioni quel canale ha portato utenti sul sito che hanno convertito proprio in quella sessione? La quarta colonna ti dice qual’è il valore economico di queste conversioni.

Nell’esempio precedente, i canali Facebook, Email e AdWords hanno realizzato ciascuno una conversione indiretta, perché hanno portato l’utente sul sito, nelle sessioni precedenti a quella con la conversione; l’utente poi è tornato dalla Campagna di remarketing display e in questa sessione ha convertito, per cui questo canale ha portato una conversione last-click.

In questo caso, vedremmo quindi un “1” nella colonna “Conversioni indirette” per tutti questi tre canali, mentre vedremmo “1” nella colonna “Conversioni dirette o last-click” per il canale associato alla campagna di remarketing.

Nota: le conversioni indirette non posso essere sommate tra loro, perché più canali possono avere contribuito ad una singola conversione. La somma delle conversioni indirette, quindi, non ha senso.

La quinta colonna è un po’ più “criptica”: riporta il rapporto, per ciascun canale, tra conversioni indirette e conversioni last-click. In altre parole, ci dice se il contributo di quel canale è più indiretto o più last-click. Per ciascun canale, si hanno, quindi, questi scenari:

  • se, per un canale, il numero riportato nella quinta colonna è molto inferiore a 1, allora quel canale ha dato un contributo last-click molto più elevato rispetto al contributo indiretto che ha portato. In altre parole, il suo ruolo è soprattutto di “innesco” finale delle azioni di conversione.
  • se il numero è molto superiore a 1, allora quel canale ha dato un contributo indiretto molto più elevato rispetto al contributo last-click che ha portato. Il suo ruolo è soprattutto di “awareness” o “recall”.
  • se il numero è circa 1, vuol dire che i contributi indiretti e last-click portati dal canale sono circa simili. In altre parole, questo canale ha un ruolo sia di “awareness” o di “recall”, sia di “innesco.

Ad esempio, vediamo il canale “Display” dello screenshot precedente:

Esempio di ruolo multi-canale del canale Display

Esempio di ruolo multi-canale del canale Display

Il canale Display ha contribuito indirettamente a 192 conversioni, mentre ha portato l’utente a convertire come last-click in 89 conversioni. Il rapporto tra i due numeri è 2,16, ovvero un po’ più di 1. Qual’è il ruolo di questo canale?

Il suo ruolo è un po’ più di “awareness” o “recall”, e un po’ meno di “innesco”! 🙂

Oggi, tuttavia, a prescindere dal suo ruolo, la sua importanza è piccola nel business di Google Merchandise Store, perché ha partecipato solo a 192 conversioni in maniera indiretta e a 89 come last-click, su un totale di 17.946 conversioni.

Al contrario, il canale (escludendo il diretto) più importante è il referral, che ha partecipato indirettamente a 4.311 conversioni e direttamente a 3.595 conversioni.

Cliccando su “referral”, scopriamo che il sito referente principale è mall.googleplex.com, che è protetto da password. Francamente non conosco il Mall del Googleplex (mi immagino sia un mega-negozio con il merchandising di Google, all’interno del Googleplex), nè tanto meno questo sito: a occhio, posso pensare che sia un portale da cui i dipendenti completano gli acquisti per gli utenti che vanno lì di persona…

I dati multicanale relativi ai referral del Google Merchandise Shopping

I dati multicanale relativi ai referral del Google Merchandise Shopping

Insomma, senza addentrarmi ulteriormente nell’analisi del Google Merchandise Store, spero di aver evidenziato qual’è il ragionamento che posso fare leggendo questo tipo di report.

E, cambiando la dimensione principale nel report, lo posso ripetere per le campagne, per le keyword, ecc…

Altri dettagli importanti del rapporto Conversioni indirette

Ora che abbiamo visto qual’è la logica di base del rapporto Conversioni Indirette di Google Analytics, vediamo qualche altro dettaglio importante.

Selezionare le conversioni da mostrare

Per selezionare quali tipi di conversione mostrare nel rapporto Conversioni Indirette, utilizza il menu a tendina in alto a sinistra:

Selezionare le conversioni da mostrare nel rapporto Conversioni Indirette su Google Analytics

Selezionare le conversioni da mostrare nel rapporto Conversioni Indirette su Google Analytics

Mostrare le campagne AdWords come dimensione principale

Con il click su questo pulsante, puoi mostrare solo le campagne AdWords come dimensione principale:

Mostrare solo le campagne AdWords nel rapporto Conversioni indirette

Mostrare solo le campagne AdWords nel rapporto Conversioni indirette

Selezionare la finestra di look-back per il rapporto

Quanti giorni precedenti al giorno della conversione vuoi considerare, per valutare il contributo dei canali nel rapporto Conversioni indirette? Lo puoi selezionare con questo switch (il rapporto ti consente di guardare al massimo 90 giorni indietro):

Finestra di look-back per il rapporto conversioni indirette

Finestra di look-back per il rapporto conversioni indirette

Ad esempio, se io oggi clicco un annuncio AdWords e fra 31 giorni torno da un altro canale e compro, se la finestra è impostata a 30 giorni, alla campagna AdWords mostrata nel report non verrà assegnata la mia conversione indiretta; se la finestra è impostata su 90 giorni (o qualsiasi numero superiore a 30 giorni), invece sì.

Conversioni indirette, primo click o qualsiasi contributo

Prima ho scritto che se un canale ha molte Conversioni indirette, vuol dire che ha avuto un grande contributo come “Awareness” o “Recall”. Già, ma quale dei due?

Lo posso sapere cliccando su questo tab, ad esempio su Analisi prima interazione:

Analisi interazioni indirette, prima interazione o tutte le conversioni

Analisi interazioni indirette, prima interazione o tutte le conversioni

In questo caso, il rapporto mi mostra le conversioni di “primo click” portate da ciascun canale, ovvero: in quante conversioni quel canale ha portato la prima visita di utenti che hanno poi convertito tornando da altri canali?

Le considerazioni fatte più sopra possono quindi essere ripetute in maniera identica, semplicemente sostituendo “conversioni di primo click” a “conversioni indrette”.

Conversioni primo click su Google Analytics

Conversioni primo click su Google Analytics

I canali che hanno molte conversioni primo click sono quindi importanti come primo touch-point, all’interno della finestra temporale di look-back selezionata. Potrebbero essere quindi importanti a generare “Awareness” rispetto al tuo sito e a farlo conoscere a nuovi utenti (che poi hanno convertito tornando da altri canali).

Infine, ultima info qui nel post ma importantissima: cliccando sul tab “Conversioni” puoi vedere il numero di conversioni a cui ogni canale ha contribuito, a prescindere dal ruolo svolto nel processo di conversione.

Se quindi hai speso tanto per una campagna, ma questa non compare nel tab “Conversioni” (o vi compare, ma con poche conversioni), vuol dire che probabilmente questa campagna non sta svolgendo alcun ruolo nel processo di conversione degli utenti, e che quindi forse ti conviene o spegnerla, o aggiustarla in qualche modo.

Ci sarebbe ancora tantissimo da dire sul rapporto Conversioni Indirette (devo dire che è uno dei miei rapporti preferiti su Google Analytics… 🙂 ), ma questo articolo giunge al termine. Spero che ti sia stato utile!

Per qualsiasi dubbio, lascia un commento qui sotto o scrivimi via email.

Un saluto!

Gabriele

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Attribuzione delle conversioni su Google Analytics

Attribuzione delle conversioni su Google Analytics

Su Google Analytics, e in generale nel digital marketing, certamente anche tu hai già affrontato (o stai per affrontare) il problema dell’attribuzione delle conversioni.

Attribuire una conversione significa ripartire il “merito” di una conversione (e il valore generato da essa) tra i canali di traffico che hanno partecipato al processo di conversione dell’utente, secondo un determinato criterio.

Il criterio con cui viene ripartito tra i canali il merito (e il valore generato) delle conversioni viene detto “modello di attribuzionedelle conversioni.

Per spiegare cosa significa questa definizione, procedo subito con un esempio.

Immagina che un utente sia interessato ad acquistare una racchetta da tennis. Allora va su Google, cerca “racchette da tennis” e clicca un annuncio AdWords pubblicato dal sito di esempio www.racchettedatennis.it. Naviga un po’ il sito, osserva un po’ di racchette in vendita, e se ne va.

Il giorno dopo torna su Google, cerca di nuovo “racchette da tennis” e questa volta clicca su un risultato non a pagamento del motore di ricerca, sempre dello stesso sito web. Entra nel sito e acquista  una racchetta.

Il merito della conversione, secondo te, a quale canale deve essere attribuito?

  • al primo annuncio AdWords cliccato dall’utente, che lo ha portato a conoscere il sito?
  • al risultato non a pagamento (probabilmente frutto di un investimento SEO), che lo ha portato sul sito nella sessione in cui ha acquistato?
  • 50% all’annuncio AdWords e 50% al risultato non a pagamento?
  • Altre combinazioni di pesi? Es. 70% AdWords e 30% risultato non a pagamento?
Esempio di Customer Journey per il settore Casa e Giardino in USA. Fonte: https://www.thinkwithgoogle.com

Esempio di Customer Journey e del ruolo svolto da ciascun canale di marketing per il settore Casa e Giardino in USA. Fonte: https://www.thinkwithgoogle.com

Ti dico subito che non c’è una unica risposta a questo problema, e non è semplice identificare il modello di attribuzione più adatto al proprio business e strategia di digital marketing! 🙂

Tuttavia, Google Analytics fornisce diversi dati e strumenti utilissimi, che ti aiutano a capire il ruolo svolto da ciascun canale nel processo di conversione degli utenti.

Questi dati e strumenti si trovano nelle due sezioni Canalizzazioni multicanale e Attribuzione, due sezioni che molti ancora non conoscono a fondo.

La sezione Multicanale e di Attribuzione delle conversioni su Google Analytics

Le sezioni “Canalizzazioni Multicanale” e “Attribuzione” su Google Analytics

Perché ti deve interessare il problema dell’attribuzione?

Sia che tu sia un freelance, sia che sia il responsabile digital marketing di una azienda, certamente anche tu hai il seguente problema:

hai degli obiettivi da raggiungere (es. vendite, nuovi clienti, lead, ecc.), e hai a disposizione delle risorse limitate (tipicamente: soldi e tempo tuo o dei tuoi collaboratori) che ogni mese puoi investire in attività di marketing.

Come devi allocare le tue risorse tra le infinite possibilità che offre il digital marketing?

Nel Digital Marketing, le possibilità di investimento sono tantissime (e aumentano sempre di più!), sia nella scelta tra i canali (es. AdWords? Post sponsorizzati su Facebook? Direct email marketing? Video ADV? SEO? E così via…), sia nella scelta tra le tipologie di campagne e messaggi da comunicare (es. evidenzio i benefici del mio prodotto? Promuovo un’offerta speciale? Promuovo una guida o un articolo di interesse? E così via…).

Capire quindi come allocare in maniera ottimale le tue risorse limitate può fare la differenza fra il successo e l’insuccesso, tra la crescita o la stagnazione, tra il raggiungere gli obiettivi o fallirli, tra il paradiso o l’apocalisse… va beh, mi sono spiegato. 🙂

Per poter allocare le tue risorse, però, devi essere in grado di capire come identificare il valore portato da ciascun canale in cui tu hai investito e prendere delle decisioni:

  • se un canale non ha portato valore sufficiente rispetto al costo sostenuto, devi diminuire il suo budget, o addirittura eliminarlo.
  • se un canale sta portando molto valore rispetto al costo sostenuto, potrebbe essere utile aumentare il suo budget.

Inoltre, devi anche cercare di capire se il tuo piano marketing “copre” realmente ed efficacemente tutto il processo decisionale di conversione degli utenti, o se non funzionano dei “pezzi” fondamentali: ad esempio, se non stai investendo efficacemente in campagne di Awareness, che fanno conoscere il tuo brand a persone “in target” che ancora non ti conoscono.

In conclusione, una cosa mi sento di dirla con certezza: saper analizzare le proprie campagne di digital marketing in modo multi-canale è cruciale per ogni business online.

(e aggiungo anche: saper analizzare le proprie campagne tenendo conto anche del comportamento multi-device degli utenti… ma questa è un’altra storia, per futuri articoli di questo blog).

Ad oggi, come valuti l’efficacia delle tue campagne? Come decidi l’allocazione risorse tra le campagne di Digital Marketing?

Se ti basi solo sui rapporti “standard” di Google Analytics e sulle metriche mostrate in essi (il tasso di conversione, le entrate per visita o il ROI), potresti avere un problema.

Vediamo perchè…

Rapporti “standard” di Google Analytics: il modello di attribuzione last-click non diretto

Innanzitutto, vediamo il criterio con cui Google Analytics attribuisce le conversioni, nei rapporti “standard” (es. canali di traffico o sorgenti e mezzi di traffico).

Ad esempio, guarda lo screenshot seguente, e nota come, ad ogni canale di traffico Google Analytics ha attribuito un certo numero di transazioni e-commerce (es. Organic Search –> 45 transazioni):

Esempio di metriche per canale di traffico. Nelle ultime tre colonne sono riportati i dati relativi alle conversioni.

Esempio di rapporto standard “canali di traffico”. Nelle ultime tre colonne sono riportati i dati relativi alle conversioni, che Google Analytics attribuisce ai vari canali di traffico riportati nella prima colonna. Ma in base a quale criterio, ad esempio, GA ha attribuito ad Organic Search 45 conversioni? La risposta è “last-click non diretto”: vediamo che vuol dire.

Ad eccezione dei rapporti contenuti nelle sezioni “Canalizzazioni multicanale” e “Attribuzione”, Google Analytics utilizza sempre lo stesso modello di attribuzione per le conversioni: last-click non diretto:

Nei rapporti “standard”, il modello di attribuzione utilizzato da Google Analytics è last-click non diretto.

Questo vuol dire che tutto il merito di una conversione viene attribuito all’ultimo canale, escluso il “diretto”, che ha portato l’utente sul sito prima della conversione.

Modello di attribuzione Last Click non diretto su Google Analytics

Modello di attribuzione Last Click non diretto su Google Analytics. Fonte: https://support.google.com/analytics/answer/1665189?hl=it

Ad esempio, vediamo tre possibili scenari e capiamo come Google Analytics attribuisce le conversioni con il modello last-click non diretto, nei diversi casi:

  1. un utente visita il sito il primo giorno venendo da un risultato non a pagamento su motore di ricerca (canale = “Organic Search”); il giorno dopo, torna da un annuncio AdWords (canale = “Paid Search”) e acquista. La conversione viene attribuita all’ultimo canale (=last click) che ha portato l’utente all’acquisto, ovvero Paid Search.
  2. Un utente visita il sito il primo giorno venendo da un risultato non a pagamento su motore di ricerca (canale = “Organic Search”); il giorno dopo, torna digitando direttamente la URL del sito nel browser (canale = “Direct”) e acquista. La conversione viene attribuita all’ultimo canale (=last click) diverso da diretto (“non diretto”: da qui, il nome del modello “last click non diretto”) che ha portato l’utente all’acquisto, ovvero Organic Search.
  3. Un utente visita più volte il sito, ma sempre solo digitando la URL del sito nel browser. Nell’ultima sessione acquista. In questo caso, essendo il diretto l’unico canale che ha partecipato alla conversione, l’acquisto viene attribuito al canale Diretto.

I rapporti standard di Google Analytics forniscono quindi una visione semplificata del processo di conversione dell’utente, andando ad attribuire tutto il merito delle conversioni all’ultimo canale che ha portato l’utente a convertire, ignorando il canale diretto (tranne nel caso in cui l’utente abbia utilizzato solo il canale “diretto” in tutte le visite prima della conversione: in questo caso, la conversione viene attribuita a “diretto”).

Quindi, se tu effettui campagne di marketing mirate a far conoscere il tuo brand, ad acquisire nuovi clienti, o comunque se i tuoi utenti hanno bisogno di più visite prima di convertire, i rapporti standard di Google Analytics ti forniscono una visione distorta della performance delle tue campagne.

I rapporti standard, infatti, attribuiscono il merito solo alle campagne che “innescano” l’azione effettiva di conversione, nascondendo il merito delle campagne che contribuiscono all’awareness dei tuoi servizi, o al “recall” (cioè che ricordano i tuoi prodotti agli utenti e li riportano sul tuo sito).

Se quindi devi decidere come allocare il tuo budget tra i vari canali e campagne e ti basi solo sui rapporti standard, su quali canali sarai portato ad investire? Ovviamente, su quelli che innescano l’azione di conversione!

Di conseguenza, poiché hai risorse limitate, toglierai budget dai canali che generano awareness o recall, che però potrebbero essere altrettanto importanti per il tuo business.

Il processo decisonale di conversione è come una "catena"...

Il processo decisonale di conversione è come una “catena”…

Il processo decisionale di conversione è come una catena: la sua efficacia non dipende solo dal lucchetto (=il canale che innesca la conversione), ma da tutti gli anelli che formano la catena (=i canali che generano awareness, recall, ecc.).

Se togli un canale importante nel processo decisionale di conversione degli utenti, questo processo si può spezzare, e la conversione non avviene.

Per avere una visione completa del processo di conversione e del ruolo svolto dai nostri canali di digital marketing, dobbiamo analizzare i dati con i rapporti Multicanale di Google Analytics.

Conversioni ultimo click, primo click e conversioni indirette

Nei rapporti multi-canale di Google Analytics è possibile vedere il ruolo svolto dai diversi canali che hanno partecipato al processo di conversione.

In questi rapporti si parla spesso di conversioni dirette o attribuite al last-click, conversioni attribuite al first-click e conversioni indirette.

Vediamo che vuol dire:

  • Conversioni dirette. Se l’ultimo canale che ha portato la conversione era il diretto, la conversione si dice “diretta”.
  • Ultimo click (last click). Un canale ha portato una conversione di ultimo click se lui è stato l’ultimo canale che ha partecipato al processo di conversione dell’utente (in altre parole, è il canale che ha portato l’utente sul sito nella sessione in cui ha convertito).
  • Primo click (first click). Un canale ha portato una conversione di primo click se lui è stato il primo canale che ha partecipato al processo di conversione dell’utente (in altre parole, è il canale che ha portato l’utente a “scoprire” il sito per la prima volta).
  • Conversioni indirette (dette anche conversioni assistite). Un canale ha portato una conversione indiretta se ha partecipato al processo di conversione dell’utente, ma non è stato l'”ultimo click” (=non è stato l’ultimo canale a portare l’utente sul sito prima della conversione). Le conversioni “primo click” sono quindi un sotto-insieme delle conversioni indirette.
Esempio di rapporto multicanale su Google Analytics

Esempio di rapporto multicanale su Google Analytics.

Ok, ok, ho capito… Ma come analizzare le campagne di marketing in modo multi-canale?

Ottima domanda, di non facile né breve risposta: la vedremo insieme, nei prossimi articoli di questa serie.

Negli articoli successivi, infatti, vedremo come leggere e interpretare i dati dei rapporti Canalizzazioni Multi-canale e come utilizzare lo strumento Modelli di attribuzione delle conversioni.

Per adesso è tutto! Per qualsiasi dubbio lascia un commento qui sotto o scrivimi via email.

Un saluto e a presto! 🙂

Gabriele

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Cosa sono gli Eventi su Google Analytics

Cosa sono gli Eventi su Google Analytics

Gli Eventi sono un tipo di “dato” di Google Analytics che ti permette di tracciare le interazioni degli utenti con il tuo sito (es. i click su un certo pulsante, il download di un PDF, il login al sito, ecc.).

Di default (ovvero: installando solo il codice base di GA), gli Eventi non sono tracciati: infatti, le uniche interazioni degli utenti che Google Analytics traccia, avendo inserito solo il codice base, sono le visualizzazioni delle pagine del tuo sito.

Se, invece, tu vuoi tracciare anche altre azioni degli utenti, come i click sul pulsante “Iscriviti alla newsletter” o la “Registrazione al sito”, devi effettuare una implementazione custom del codice di tracciamento e, in particolare, devi implementare gli Eventi (di seguito riporto alcuni link che spiegano come fare).

Una volta che raccogli i dati relativi agli eventi, li puoi trovare nella sezione Comportamento –> Eventi del tuo pannello di Google Analytics. I dati si presentano in maniera simile al seguente screenshot:

Esempio di rapporto "Principali eventi" su Google Analytics

Esempio di rapporto “Principali eventi” su Google Analytics

Cosa sono esattamente gli Eventi?

Quando una azione viene tracciata con un Evento, Google Analytics registra sempre due “valori” associati all’azione:

  • La “categoria dell’evento: questa è una etichetta che specifica la categoria a cui appartiene l’azione effettuata dall’utente
  • La “azione dell’evento: questa è una etichetta che specifica l’azione effettuata dall’utente

I valori che queste due etichette avranno, per ogni azione tracciata sul sito come Evento, vengono stabiliti da chi effettua l’implementazione del tracciamento.

Ad esempio, immaginiamo che io voglia realizzare il tracciamento tramite Evento del click sul pulsante “Aggiungi alla lista dei desideri” di un sito e-commerce.

Farò in modo che, quando l’utente clicca su “Aggiungi alla lista dei desideri”, venga tracciato un Evento che contiene i seguenti valori:

  • Categoria: “Processo di acquisto”
  • Azione: “Aggiunta alla lista dei desideri”

Inoltre, posso fare in modo che, quando l’utente clicca il pulsante di aggiunta a carrello di un prodotto, venga tracciato un evento che contiene i seguenti valori:

  • Categoria: “Processo di acquisto”
  • Azione: “Aggiunta a carrello”

Sono io che decido di assegnare proprio questi valori di “categoria” ed “azione” quando l’utente effettua queste due azioni, e scrivo queste etichette nella maniera che ritengo più utile per le mie successive analisi dati.

Infatti, se vado poi nel rapporto Comportamento –> Eventi –> Principali eventi, vedrò una tabella con una dimensione contenente i valori di “Categoria” degli eventi tracciati.

Tra questi valori, troverò quindi la categoria “Processo di acquisto”, assieme ai valori di categoria che ho tracciato per altre azioni che è possibile effettuare sul sito (es. “Downloads”, “Acquisizione lead”, ecc.)

E, per ogni categoria tracciata, vedrò delle metriche misurate da Google Analytics, tra cui la metrica “Totale eventi”, che conteggia il numero di azioni tracciate in ciascuna categoria.

Ad esempio, nello screenshot di seguito vediamo che, nel periodo considerato, su un certo sito e-commerce sono state effettuate:

  • 1553 azioni appartenenti alla categoria “Processo di acquisto” (che possono essere ad esempio: “aggiunte al carrello”, “aggiunte alla wishlist”, e altre azioni che ho tracciato come Eventi sotto questa categoria)
  • 353 azioni appartenenti alla categoria “Awareness” (es. scaricamento della brochure relativa al negozio)
  • 41 azioni appartenenti alla categoria “Errori” (es. visualizzazione della pagina di errore 404)
Esempio di categorie per gli eventi su Google Analytics

Esempio di categorie per gli eventi su Google Analytics

Se ora clicco sulla categoria “Processo di acquisto” entrerò in un nuovo rapporto e vedrò, come dimensione, i valori del campo “Azione” per tutti gli eventi tracciati e appartenenti a quella categoria:

Esempio di azioni per gli eventi su Google Analytics

Esempio di azioni per gli eventi su Google Analytics

In altre parole, tutte le azioni che gli utenti svolgono sul sito e relative al processo di acquisto, le ho tracciate con “categoria” uguale a “Processo di acquisto” e “azione” uguale al nome dell’azione effettuata.

In questo modo posso vedere, in un unico report, quante volte ciascuna azione del processo di acquisto è stata effettuata, nel periodo considerato.

Nota: se hai un e-commerce, è sicuramente conveniente tracciare le aggiunte a carrello, gli avvi di checkout e gli acquisti con le funzionalità di tracciamento relative all'”E-commerce Avanzato” (a.k.a. Enhanced Ecommerce). Tuttavia, trovo personalmente molto utile tracciare queste azioni anche come Eventi, per diversi motivi che spiegherò in articoli successivi.

Etichetta e valore dell’evento

Oltre a “Categoria” e “Azione”, che sono valori che devo specificare obbligatoriamente quando traccio una azione con un Evento, posso anche specificare altri due valori opzionali:

  • Etichetta“, dove ad esempio posso inserire il nome di un documento scaricato, di un prodotto aggiunto a carrello, o qualsiasi altra informazione aggiuntiva che mi interessa associare ad una azione tracciata con Evento.
  • Valore“, dove posso specificare un valore numerico intero da associare all’azione tracciata. Es. se ho tracciato con un evento l’aggiunta di un prodotto alla wishlist, nel campo etichetta di questo evento posso specificare il prezzo del prodotto aggiunto alla wishlist.

Come analizzare i dati relativi agli Eventi su Google Analytics

Implementare un tracciamento completo e corretto di Eventi sul nostro sito web è una attività cruciale se vogliamo effettuare analisi che ci aiutino a prendere decisioni efficaci.

Vediamo un esempio di come una analisi degli eventi ci possa fornire una informazione importante e ci aiuti a risolvere un problema di usabilità del nostro sito.

In un sito e-commerce di esempio, ho implementato tre eventi associati al processo di checkout:

  • Avvio checkout, che scatta quando l’utente vede il form in cui inserire tutti i dati di acquisto (nome, indirizzo, email, ecc.)
  • Click su Effettua ordine, che scatta quando l’utente, dopo aver completato tutti i campi del form, vuole andare a pagare. Dopo il click su Effettua ordine, viene trasferito su Paypal, dove può completare il pagamento.
  • Acquisto completato, che scatta quando l’utente, dopo aver pagato l’ordine, viene rediretto sulla thank-you page di acquisto.
Esempio di analisi degli eventi su Google Analytics

Esempio di analisi degli eventi su Google Analytics

Ora, vediamo la spiegazione di due metriche molto importanti relative agli eventi e mostrate nella tabella:

  • La metrica “Totale eventi“, che misura il numero di azioni complessive tracciate per ciascun evento. Nel caso di “Click su Effettua ordine”, quindi, gli utenti hanno cliccato 63 volte sul pulsante per andare a pagare.
  • La metrica “Eventi unici“, che misura il numero di sessioni in cui quell’evento è stato tracciato almeno una volta. Nel caso di “Click su Effettua ordine”, quindi, vi sono state 33 sessioni in cui gli utenti hanno cliccato quel pulsante almeno una volta.

Questo vuol dire che il pulsante “Effettua ordine” è stato cliccato mediamente due volte, in ogni sessione in cui gli utenti lo hanno cliccato.

Ma perchè accade questo? Se tutto fosse normale, dopo che l’utente ha compilato correttamente i campi del form, gli basterebbe 1 solo click per completare l’acquisto! 🙁

Io mi aspetterei quindi di trovare un valore di “Totale eventi” e di “Eventi unici” abbastanza simile per l’azione “Click su Effettua ordine”, ma invece, vedendo questi dati, sembra che gli utenti provino più volte a cliccare questo pulsante.

Questo sembra indicare una problematica nel form di checkout! Ad esempio, potrebbe essere che gli utenti abbiano dei problemi a compilare qualche campo del form e, dopo il primo click su Effettua ordine, ricevano un errore nell’invio dei dati, che li costringe a ripetere l’operazione.

Una volta che abbiamo capito che c’è un problema in questo punto del sito, possiamo andare ad analizzare la situazione con altri strumenti complementari, come HotJar, che ci consente ad esempio di video-registrare le sessioni degli utenti, o tracciare le compilazioni ed abbandoni sui singoli campi del form, e ci aiuta perciò a capire quali sono i campi problematici del form.

Differenza tra Eventi e Obiettivi su Google Analytics

Su Google Analytics è possibile tracciare le interazioni degli utenti con il sito sia come Eventi che come Obiettivi.

Ma qual’è la differenza tra le due modalità? Quando utilizzare gli Eventi e quando utilizzare gli Obiettivi?

Vantaggi e svantaggi degli Eventi

Tracciare una azione con un Evento significa creare, nel proprio pannello di Google Analytics, un set di tre dimensioni (di ambito “hit”), collegate gerarchicamente tra di loro: “Categoria”, “Azione” ed “Etichetta”. A ciascuna di queste dimensioni è associato il calcolo di alcune metriche, come “Eventi totali” ed “Eventi unici”.

Come tutte le dimensioni, gli Eventi possono quindi essere analizzati in un rapporto specifico, in cui nella prima colonna compare una delle tre dimensioni (es. l’Azione dell’evento) e nelle altre compaiono le metriche misurate per ciascun valore della dimensione.

La struttura gerarchica delle dimensioni associate ad un Evento (Categoria –> Azione –> Etichetta) rende gli Eventi utili a “mantenere ordinati” i dati di interazione con il sito, in maniera a simile a quando ordiniamo i nostri file nelle cartelle del nostro PC.

Se ordiniamo i dati in maniera corretta e a noi “comoda”, le relative analisi sulle interazioni degli utenti con il nostro sito saranno più efficienti ed efficaci, e potremo capire velocemente cosa sta succedendo.

Gli Eventi hanno inoltre un rapporto di flusso a loro dedicato, che permette di vedere la sequenza di Eventi che sono stati tracciati sul sito.

Esempio di rapporto di flusso Eventi su Google Analytics

Esempio di rapporto di flusso Eventi su Google Analytics

Tuttavia, gli Eventi presentano anche degli svantaggi in fase di analisi, tra cui:

1) Per ogni Evento tracciato, Google Analytics NON calcola il relativo tasso di conversione e risulta complicato mettere in relazione gli Eventi con altre dimensioni.

E’ vero, lo potremmo fare, ad esempio, aggiungendo una dimensione secondaria al rapporto Principali Eventi, ma il modo in cui poi vediamo visualizzati i dati a mio parere rende l’analisi complessa e poco efficiente.

Con gli Eventi non è quindi facile, ad esempio, rispondere alla domanda: “da dispositivo mobile quanto frequentemente gli utenti aggiungono prodotti a carrello?”.

Infatti, posso immediatamente contare quante volte gli utenti mettono a carrello da mobile, ma non posso sapere facilmente l’efficienza con cui si svolge questa azione da mobile, perchè manca la misura del tasso di conversione relativo a questa azione.

2) Gli Eventi non compaiono nei rapporti Multicanale, rendendo così molto difficile capire come gli utenti utilizzano il nostro sito nell’arco di più sessioni.

Nei rapporti Multicanale le metriche che compaiono sono relative a Transazioni e-commerce ed Obiettivi, ma non Eventi.

Con gli Eventi faccio fatica, quindi, a rispondere a questa domanda: “Quanto tempo passa mediamente dalla prima visita al sito al momento in cui gli utenti mettono a carrello un prodotto?”

Se voglio rispondere a questo tipo di domande, mi conviene quindi tracciare le relative azioni anche come Obiettivi, che invece permettono questo tipo di analisi.

Differenza con gli Obiettivi

Come spiegato dettagliatamente in questo articolo, tracciare una azione come Obiettivo significa attivare alcune metriche associate ad una azione, tra cui:

  • il conteggio delle sessioni in cui si è svolta l’azione tracciata come Obiettivo
  • la misura del tasso di conversione relativa all’azione tracciata come Obiettivo

Il vantaggio primario di tracciare una azione come Obiettivo è che quindi posso facilmente metterla in relazione con altre dimensioni, e confrontare quindi l’efficienza nel compiere una azione specifica (analizzando il tasso di conversione).

Se voglio quindi sapere da quale canale di traffico o su quale dispositivo avviene più frequentemente (a parità di sessioni) l’azione di messa a carrello, traccio questa azione come Obiettivo e il gioco è fatto! 🙂

Inoltre, un altro vantaggio importante è che gli Obiettivi compaiono come metriche nei rapporti Multicanale, e mi consentono quindi di capire il comportamento degli utenti lungo più sessioni, e valutare quanto tempo passa mediamente tra la prima visita e il momento in cui si compie una certa azione.

Gli obiettivi, di contro, hanno lo svantaggio che non consentono una struttura gerarchica e ordinata, e vengono spesso visualizzati nel pannello come una “unica lista” di azioni.

Inoltre, possiamo configurare al massimo 20 Obiettivi per ciascuna Vista di Google Analytics, per cui siamo costretti a selezionare un numero limitato di azioni tracciate come obiettivo (oppure, siamo costretti a creare più Viste).

In conclusione, personalmente trovo molto conveniente tracciare le azioni più importanti relative al processo decisionale di conversione (quindi sia le conversioni, che le micro-conversioni) sia come Eventi che come Obiettivi, per poter sfruttare i vantaggi, in termini di analisi, delle due modalità di tracciamento.

 

Come implementare il tracciamento degli Eventi con Google Analytics

Implementare il tracciamento degli Eventi sul tuo sito web può richiedere un po’ di lavoro di sviluppo, ma è una attività che ti può portare sicuramente molto valore in fase di analisi.

A questo link del supporto di Google Analytics puoi trovare le guide tecniche per implementare il tracciamento degli Eventi sul tuo sito web.

Personalmente, per implementare il tracciamento con Google Analytics, consiglio di utilizzare il Google Tag Manager, perchè ti consente una flessibilità molto maggiore nell’implementazione e offre numerosi vantaggi.

Spero che questo articolo sia stato utile! Per qualsiasi dubbio lasciami un commento o scrivimi direttamente via email.

Un saluto e a presto!

Gabriele

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Cosa sono le conversioni

Cosa sono le conversioni su Google Analytics

Nel digital marketing, una conversione è una azione che il proprietario di un sito web desidera che gli utenti effettuino e che, in generale, porta valore (effettivo o potenziale) al suo business online.

Esempi di conversioni per un sito e-commerce possono essere:

  • l’acquisto di uno o più prodotti
  • la registrazione al sito
  • l’iscrizione alla newsletter

Le azioni di conversione generalmente corrispondono con gli obiettivi principali che un sito ha: far comprare gli utenti, farli registrare al sito, farli iscrivere alla newsletter, ecc.

Come si misurano le conversioni su Google Analytics

Su Google Analytics, le conversioni possono essere tracciate in diversi modi:

  • Le transazioni e-commerce si misurano con l’implementazione del tracciamento e-commerce di Google Analytics (che è presente in due tipologie: “standard” e “avanzato”).
  • Le conversioni non e-commerce (es. la registrazione al sito o l’iscrizione alla newsletter) si misurano attraverso la funzionalità degli obiettivi, che a loro volta possono richiedere l’implementazione degli eventi.

In questo modo, con Google Analytics possiamo misurare quante azioni di conversione vengono effettuate sul nostro sito in un certo periodo, e capire se la nostra attività sta crescendo nel tempo, o a seguito di una certa campagna di marketing, ecc.

Su Google Analytics, le informazioni relative alle conversioni si trovano in diversi rapporti, ad esempio:

Esempio di metriche per canale di traffico. Nelle ultime tre colonne sono riportati i dati relativi alle conversioni.

Esempio di metriche per canale di traffico. Nelle ultime tre colonne sono riportati i dati relativi alle conversioni.

Ai seguenti link puoi trovare un approfondimento su:

Cos’è il tasso di conversione

Nel digital marketing, una delle metriche più importanti ed utilizzate è il tasso di conversione.

Come puoi vedere dallo screenshot soprastante, il tasso di conversione viene riportato in una delle ultime tre colonne dei report di Google Analytics (al momento nella terz’ultima, ma credo che presto verrà spostato nell’ultima colonna).

Per spiegare cos’è il tasso di conversione, procediamo con un esempio.

Immaginiamo che nell’ultimo mese nel mio negozio online siano arrivate 100.000 visite di utenti provenienti da Roma e 20.000 visite di utenti provenienti da Milano.

Gli utenti di Roma hanno effettuato 3.000 acquisti, mentre gli utenti da Milano solo 2.000.

Se volessi attivare una campagna di marketing localizzata solo in una città, dove mi converrebbe effettuarla: su Roma o su Milano?

Per rispondere a questa domanda, devo ovviamente confrontare quanti acquisti provengono dalle due città a parità di visite. Il tasso di conversione mi consente proprio di effettuare questo confronto.

Infatti:

 

Il tasso di conversione è una metrica che misura quante conversioni sono state generate mediamente in un certo periodo, ogni 100 visite al sito.

 

Il tasso di conversione si esprime in percentuale, e si calcola con questa formula:

tasso di conversione = conversioni / sessioni * 100

Calcoliamo quindi il tasso di conversione per le due città dell’esempio qui sopra:

  • Roma: 3.000 / 100.000 * 100 = 3% –> Tasso di conversione = 3% –> ovvero: ogni 100 visite mediamente vengono realizzati 3 acquisti
  • Milano: 2.000 / 20.000 * 100 = 10% –> Tasso di conversione = 10% –> ovvero: ogni 100 visite mediamente vengono realizzati 10 acquisti

Nel nostro esempio, il tasso di conversione di Milano è oltre tre volte più grande di quello di Roma, ovvero, a parità di visite gli utenti comprano oltre 3 volte di più!

Confrontando i valori del tasso di conversione per le due città ottengo una informazione importante che posso utilizzare (insieme ad altre informazioni, che vedremo in articoli successivi) per decidere dove attivare la mia campagna pubblicitaria.

Cosa sono le micro-conversioni

Spesso, nel digital marketing, e nella web-analytics, si parla di micro-conversioni.

Le micro-conversioni sono tutte le quelle azioni che l’utente può compiere prima di arrivare ad una conversione e che sono associate al processo decisionale di conversione.

Ad esempio, nel caso di un sito e-commerce, possono essere considerate micro-conversioni:

  • la ricerca di un prodotto nel sito (es. attraverso il box di ricerca interno o il menu di navigazione)
  • l’aggiunta a carrello di un prodotto
  • l’aggiunta di un prodotto alla lista di desideri
  • l’avvio del checkout
  • il click sul pulsante “Vai a pagare”

… e così via.

E’ molto importante tracciare con Google Analytics anche le micro-conversioni che avvengono sul tuo sito, perchè ti consentono di avere una visione di dettaglio del comportamento utente e capire quali sono, ad esempio, i principali punti di abbandono.

Per adesso è tutto! Per qualsiasi dubbio lasciami un commento o scrivimi via email senza esitare.

Un saluto e a presto!

Gabriele

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Gli Obiettivi su Google Analytics

Cosa sono gli Obiettivi su Google Analytics?

Su Google Analytics, gli obiettivi sono la modalità principale che viene utilizzata per tracciare tutte le conversioni non e-commerce.

Il tracciamento delle azioni di conversione attraverso gli obiettivi è cruciale per il tuo business, ed è uno dei pilastri fondamentali di un buon tracciamento con Google Analytics.

Di default, Google Analytics non traccia gli obiettivi: per tracciare una azione di conversione come obiettivo devi effettuare una configurazione ad-hoc del pannello di Google Analytics (dalla sezione Amministrazione –> Viste –> Obiettivi).

Tuttavia, per effettuare questa configurazione, potrebbe essere anche necessario tracciare la medesima azione come “Evento“, e questo richiede l’inserimento di un codice di tracciamento sul sito.

Cosa misura esattamente un obiettivo

Un obiettivo è sostanzialmente un contatore, che conta le sessioni in cui si è verificata una specifica azione di conversione.

Ad esempio, immaginiamo che una azione di conversione sul nostro sito sia la registrazione al sito. Se abbiamo configurato questa azione come obiettivo su Google Analytics, ogni volta che viene tracciata una sessione in cui un utente si registra al sito, l’obiettivo “Registrazione al sito” incrementa di uno.

Se l’utente effettua la stessa azione di conversione più volte in una sessione, l’obiettivo viene comunque conteggiato solo una volta.

Inoltre, è possibile anche associare un valore economico ad ogni obiettivo. In questo modo, nei report di Google Analytics possiamo anche valutare il valore generato dalle conversioni che abbiamo tracciato come obiettivo.

Nello screenshot seguente vediamo le tre metriche principali che vengono calcolate sia per ogni obiettivo tracciato, sia in forma aggregata per tutti gli obiettivi.

Esempio di metriche associate agli obiettivi, visibili nel rapporto Conversioni --> Obiettivi --> Panoramica

Esempio di metriche associate agli obiettivi, visibili nel rapporto Conversioni –> Obiettivi –> Panoramica

Vantaggi degli obiettivi

I vantaggi di tracciare una conversione come obiettivo sono tanti, ma possiamo evidenziarne principalmente tre.

1 ) Quando una conversione viene tracciata come obiettivo, ne viene calcolato automaticamente il tasso di conversione

La misura del tasso di conversione è fondamentale per effettuare analisi con Google Analytics, perchè ci permette di confrontare la performance di elementi diversi di una dimensione (es. la performance di conversione per ciascun tipo di dispositivo: mobile, desktop e tablet) a parità di sessioni.

Ad esempio, nello screenshot sottostante: quali sono le città che, a parità di visite, generano la maggior parte delle azioni di Awareness sul sito? Dove ci converrebbe investire maggiormente, se volessimo massimizzare le azioni di Awareness a parità di sessioni?

Esempio: citta e obiettivi su Google Analytics

Esempio: citta e obiettivi su Google Analytics

2 ) Le metriche relative agli obiettivi sono visualizzate nella maggior parte dei rapporti su Google Analytics, nelle ultime tre colonne.

Come si vede dallo screenshot precedente, nelle ultime tre colonne del report vengono visualizzate le tre metriche:

  • Tasso di conversione all’obiettivo
  • Conteggio delle sessioni con obiettivo
  • Valore generato dalle sessioni con obiettivo

Queste tre metriche le troviamo quasi in tutti i report su Google Analytics, permettendoci così di valutare, in modo rapido, la performance di conversione rispetto a moltissime dimensioni, semplicemente spostandoci di rapporto su Google Analytics.

Ad esempio, possiamo valutare immediatamente la performance di conversione per:

  • campagne promozionali e tutte le dimensioni ad esse associate (es. tipo di annunci, keywords, ecc.)
  • canali di traffico
  • pagine di entrata sul sito
  • device
  • città di provenienza
  • browser
  • dimensioni customizzate di interesse per noi (es. segmenti di utenza)

3 ) Gli obiettivi, assieme alle transazioni e-commerce, compaiono come metriche nei rapporti multicanale.

I rapporti multicanale sono dei rapporti specifici su Google Analytics, che ci permettono di effettuare analisi approfondite sul valore effettivo che portano i nostri canali promozionali, e sul ruolo che svolgono nel processo di conversione degli utenti.

Ad esempio, con i rapporti multicanale possiamo valutare quanti e quali sono i canali di traffico che hanno portato gli utenti ad effettuare una certa azione di conversione, compresi i canali di prima interazione e interazioni intermedie.

Nello screenshot sottostante, vediamo i principali percorsi di conversione rispetto ad un certo obiettivo che abbiamo tracciato. Nella riga 3, due conversioni effettuate da utenti che sono provenuti sul nostro sito prima da ricerca organica e poi, successivamente, da una nostra campagna Email (e in questa seconda visita hanno convertito).

Con gli obiettivi, quindi, possiamo far emergere il valore di “assistenza alla conversione” portato del canale organico e da tutti gli altri canali.

Esempio di obiettivi visualizzati in un rapporto multicanale su Google Analytics

Esempio di obiettivi visualizzati in un rapporto multicanale su Google Analytics

Inoltre, con i rapporti Multicanale relativi al tempo alla conversione, e alle sessioni alla conversione, possiamo vedere quanto tempo e quante sessioni passano mediamente tra la prima visita al sito e il momento in cui avviene una conversione tracciata come Obiettivo:

Esempio di tempo alla conversione su Google Analytics

Esempio di tempo alla conversione su Google Analytics

Quali azioni devo tracciare come obiettivo?

Sicuramente è fondamentale tracciare come obiettivo su Google Analytics tutte le azioni di conversione non e-commerce.

Tuttavia, personalmente trovo molto utile tracciare come obiettivi anche le azioni di micro-conversione che avvengono sul nostro sito (come le azioni di Awareness), perchè  questo mi aiuta a comprendere in maniera approfondita come si comportano gli utenti su un sito e a prendere decisioni di marketing più efficaci.

Ad esempio, per un e-commerce generalmente traccio anche come obiettivo:

  • azioni di approfondimento sui prodotti
  • aggiunta di prodotti alla wishlist
  • aggiunta di prodotti a carrello
  • visualizzazione del carrello
  • avvio del checkout
  • registrazione al sito
  • iscrizione alla newsletter
  • … e altro, finchè non utilizzo tutti e 20 gli obiettivi

Si, infatti c’è un limite che va considerato in fase di design del tracciamento, ovvero:

Su una vista, si possono configurare al massimo 20 obiettivi.

Dato questo vincolo, io procedo nel seguente modo:

  1. innanzitutto determino una lista di azioni che vorrei tracciare come obiettivo, che in genere sono le azioni che ipotizzo essere maggiormente correlate con il processo decisionale di conversione dell’utente
  2. ordino questa lista di azioni per priorità decrescente rispetto alle mie esigenze di analisi, e seleziono le 20 più importanti, che configuro come obiettivi

Un altro tracciamento importante, e strettamente collegato agli Obiettivi, sono gli eventi, di cui puoi trovare qui il nostro articolo con la spiegazione dettagliata.

Quest’articolo è giunto al termine. Spero che sia stato utile, per qualsiasi commento, suggerimento o dubbio, non esitare a scrivermi.

Un saluto e buona giornata! 🙂